Amore inascoltato

(Last Updated On: 2016-09-15)

 Al tempo in cui stavo scrivendo il libro “Le donne della mia vita” sui siti di ricerca partner su internet, mi incontravo ogni giorno con numerose ragazze, soprattutto per raccogliere materiale, e loro mi raccontavano storie sconcertanti o divertenti. Voglio essere sincero ed aggiungere che anch’io speravo in segreto di trovare in qualcuna di loro, grazie alla fortuna, la magia della scintilla dell’amore, premonitrice del raggiungimento della felicità. Una volta presi appuntamento per un martedì sera nella piazza davanti alla Basilica. La ragazza che aspettavo era talmente bella sulle fotografie che aveva inserito nella scheda di ricerca partner che a dir la verità quasi dubitavo fossi così in realtà e nei miei momenti d’insicurezza dubitavo anche del fatto che avessi a che fare con la donna in fotografia. Mi sedetti sugli scalini davanti alla Basilica e meditai su cosa stessi facendo io lì, che tipo di sogno stessi rincorrendo. Mi sembrava tutto ridicolo e illusorio, poi ad un tratto una si sedette accanto a me e quando la guardai tutto divenne sogno e illusione. Ci guardammo per alcuni minuti senza parlare, nel nostro sguardo si mescolarono meraviglia, gioia, curiosità ed entusiasmo. Non ci sembrava importante parlare e presentarci. Era una sensazione strana sentire così vicina una persona sconosciuta; starci seduto accanto senza aver neanche sentito la sua voce e malgrado tutto non considerarla sconosciuta. Mi sentivo stordito e mi sembrava che le persone intorno noi, per riguardo all’importanza di quell’attimo, camminassero in punta di piedi, abbassassero la voce o trattenessero il respiro quando ci passavano davanti. Per me il ritmo frenetico del tempo si fermò per avverare in quel momento felice e sublime speranze e desideri considerati perduti che abbiamo potuto stabilizzare persi nel nostro sguardo. Non contava più nulla, né dove lavorava, dov’era nata, perché sta sulla terra, niente, solo quell’attimo, e cercai di far durare quest’idillio il più a lungo possibile con tutti i miei nervi, i miei organi sensori e la mia mente. I limiti dell’ombra della Basilica ci racchiusero sollevandoci in una dimensione d’un altro mondo più elevata. Le toccai la morbida mano e chiusi gli occhi, nel frattempo non pensavo ad altro, soltanto a Lei, e purtuttavia mi si stagliarono davanti delle visioni. Quindi udii della musica provenire dal profondo della Basilica e arrivare sino a me impregnando la mia anima con le note malinconiche d’una melodia gradevole e lanciando il mio essere nell’estasi dell’annullamento totale. Sul mio palmo sentivo la delicata stretta della sua mano calda e morbida e la forte sensazione dell’attaccamento. Il calore dell’affetto che fluiva dalla ragazza mi riscaldò completamente il corpo riempiendolo d’un piacevole tremore sino ad allora mai provato. Non sapevo, e nemmeno volevo saperlo, cosa mi stava succedendo perché temevo che qualunque cosa esterna che disturbasse questo mondo di sensazioni l’avrebbe fatto svanire. Come se la ragazza volesse apposta spezzarlo, mi lasciò all’improvviso la mano, mi fissò dritta negli occhi e mi si gettò al collo come un bambino stringendomi forte a sé.
– Cos’è successo? – le chiesi ma non rispose.
Il suo corpo tremava e sentii distintamente delle piccole lacrime rotolare giù per il suo volto e poi cadere sul mio braccio che la cingeva.
– Non c’è nessun problema – le dissi consolandola e accarezzandole i capelli.
Non so per quanto tempo mi strinse a sé così e tutto ciò che accadde era per me incomprensibile. Qualsiasi cosa le chiedevo lei non rispondeva a niente. La scostai lontano da me con delicatezza, le presi con le mani il volto bagnato dalle lacrime e guardandola negli occhi tristi rimasi in piedi davanti a lei disorientato.
In seguito trasse dalla borsetta un pezzo di carta, ci scrisse sopra qualcosa e me lo mise in mano. Mi sorrise per un’ultima volta e poi scappò via all’improvviso.
La guardai correre costernato, con i piedi piantati a terra. Era già scomparsa in una stradina laterale quando mi venne in mente il foglietto. Lo aprii e lo lessi. C’erano scritte due parole: Sono sordomuta.