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Il santuario degli infami

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 „Laszlo Malota ha scritto un romanzo straordinario, Il santuario degli infami, che tutti dovrebbero leggere in quanto un libro del genere cambia le prospettive. Spero che un giorno non soltanto lo leggeremo ma lo potremo vedere anche al cinema. Messo nelle mani giuste sono sicuro che sarebbe un film fantastico.” (David Paul Kirkpatrick, Ex presidente della Paramount Pictures, Walt Disney Pictures, Motion Picture Group)

„Mi ha spedito il suo romanzo, mi ha onorato così. Le prime righe della sua lettera erano toccanti. Un destino difficile. Un destino di scrittore. Ho letto il romanzo tre volte. Mi è piaciuto. Mi è piaciuta la storia, l’ironia. Io ci ho visto dentro ironia. E mi è piaciuta la sua audacia. Un’audacia inaudita. Sapete in che nido di vespe ha messo le mani? Scrivere una cosa del genere oggi sull’istituzione della chiesa cattolica è una cosa pericolosa. Comporta scomunica e persecuzioni. La morte sul rogo forse non più. Ma secondo la situazione mondiale odierna potrebbe pure avvenire. Se ne potrebbe fare un bel film. Uno scandalo. Uno scandalo mondiale.” (Miklós Jancsó)

Il mio piccolo amore defunto

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 „Laszlo Malota sa molto. Sa scrivere bene ed è produttivo, questo è sicuro. Ma fa tutto ciò con parole e pensieri travolgenti che eleva a protagonista di un film su grande schermo, dove non soltanto sono presente, ma sento, vedo, annuso e soprattutto vorrei piangere, provando tutto il dolore e la rabbia per la perdita di una ragazzina. E anche invidia, perché forse la morte non sembrerebbe così terribilmente incomprensibile, se nella nostra vita – anche una brevissima vita infantile – qualcuno ci ha amato così tanto.” (Zsuzsa Csisztu)

 „Ringrazio di cuore la dedica di Solo sul ponte. Il racconto tratta un argomento molto ben scelto. L’ho letto con grande interesse e diletto. La descrizione del protagonista è fantastica. Esprimo i miei complimenti per il racconto.” (György Faludy)

 „In Laszlo Malota vedo delle possibilità. Sono sinceramente contento della pubblicazione del suo primo libro. Spero che anche i racconti conquisteranno i lettori.” (Henrik Havas)

 „Come l’autore del libro è apparso col su primo volume sulla scena letteraria ungherese, ha ottenuto un successo letterario e commerciale. Se la notizia è vera quest’anno sono stati dati alle stampe due libri in nero: il libro del premio Nobel Imre Kertész e quello del giovane Laszlo Malota. È eccitante sapere cosa produce per la seconda volta questo giovane scrittore. Sono curioso e per questo vi consiglio di leggerlo.” (László Juszt)

 „Laszlo Malota è una personalità poledrica. Oltre ad essere un affermato pugile e uno sportivo, suona il violino e il pianoforte. È allo stesso tempo virile e sentimentale, strordinariamente colto e spiritoso, cortese e premuroso. Scrive in maniera interessante, fluente e toccante. Sono contenta di poterlo conoscere.” (Barbara Konta)

 „È difficile scrivere una presentazione quando si pensa che l’autore sarebbe la persona più idonea a farlo. Se scrive bene. E Malota scrive bene. Scuote e sconvolge. Perché ciò di cui scrive noi l’abbiamo già vissuto. Ma come lui lo sa molto meglio di noi…” (Anikó Marsi)

 „C’è quando il dolore distrugge un uomo e prende corpo sulla carta in forma di parole? Se uno legge della vera letteratura, allora si accorge che davvero esiste. In ogni sua opera Laszlo Malota può esporre il rispetto per qualcuno che ama. È una cosa degna in questo mondo indegno.” (András Sváby)

Gli sconsacrati

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„Non ho paura delle persecuzioni e dell’ostracismo. Io affronto quelli che mi minacciano. Non sono spinto dalla vendetta, ma la verità deve essere rivelata. Il mio obiettivo non è offendere la fede degli altri. Ammetto che abbiamo bisogno di fede per poter vivere in modo umano questi tempi difficili. Il mio primo libro, Il Santuario degli infami, si basa sulle mie esperienze personali di vita in un seminario. Accuse infondate, calunnie e minacce si sono abbattute su di me negli ultimi tempi a causa di questo libro. La mia risposta ad essi è questo volume qui. Se qualcuno combatte contro qualcosa, non deve fermarsi ed alzare le mani a metà strada. In questo libro si trovano i pareri dei fedeli, persone timorate di Dio. Faccio dire loro, con le loro parole, il motivo per cui hanno perso la fede nei preti cattolici. Raccontano storie di menzogna, d’ipocrisia, di amanti, di abusi da parte della chiesa e delle spie in abito talare. Coloro che ascoltano la confessione dovrebbero essi stessi chiedere l’assoluzione per i loro peccati e chiedere perdono a Dio e agli uomini.” (Laszlo Malota)

 „Non sentì dentro di sé forza sufficiente per una vita di astinenza e quindi abbandonò. Bertalan Sándor faceva parte dell’ordine dei cappuccini, poi venne ordinato sacerdote ma, mentre la sua fede religiosa era incrollabile, ne ebbe abbastanza dei comportamenti subdoli, degli ambigui sospetti e dell’ipocrisia nella vita di tutti i giorni. Dichiarò pubblicamente la sua omosessualità, sebbene non volesse assolutamente farlo per stupire la società, ma soltanto per dichiarare la sua diversità. Inoltre vorrebbe che nessuno debba nascondere né l’omosessualità né la cristianità per stare bene nei propri panni. Lui ora è in pace con se stesso. Come ha detto durante la conversazione, ritiene esagerate le dichiarazioni della chiesa cattolica sulla sessualità, non gli piace neanche quando gli alti prelati vogliono affermare la loro giurisdizione curiosando non richiesti sotto le coperte altrui. Nel suo caso sentì la tensione aumentare col rivelarsi della sua omosessualità e non accettava, neanche a pensarci, soluzioni a metà. Non voleva più vivere nella menzogna né fingere e la responsabilità affidatagli gli suggerì che una persona può essere autentica soltanto se ha una vita trasparente. Ora sente che il suo miglior regalo è l’esilio volontario, gode d’una grandissima libertà e può fare del bene agli uomini senza vincoli e prescrizioni ufficiali. È fondatore e membro attivo della Comunità cristiana dei cinque pani ed afferma che non è necessariamente predeterminata la contrapposizione tra organizzazioni gay e la chiesa.” (Confessione di Bertalan Sándor)

 „Già da bambina aveva visto da vicino la vita dei preti e ciò che aveva visto non le era piaciuto per niente. Aveva notato che la chiesa si intreccia col potere e ciò che vede è molto lontano dalla dottrina di Gesù di Nazareth. Si scontrava continuamente nel materialismo più basso, nella meschinità e nel peccato, perciò si allontanò dalla chiesa ufficiale che agisce sotto il controllo e la tutela dell’Ufficio ecclesiastico statale e divenne membro della comunità Bokor di padre Bulányi. Ancora oggi definisce scandalosa la condizione dei preti perché non pagano le tasse, non devono lavorare duramente per ottenere il pane quotidiano e tutto ciò, secondo Margit Ádámosi, li ha resi molli e senza fede, così non è possibile evangelizzare il mondo con questa schiera. Similmente uno scandalo per lei è che in Ungheria ci sono molte parrocchie vuote e a Budapest vivono trentamila senzatetto, ma la chiesa non ha mai offerto i propri edifici vuoti come ricovero per i senzatetto. Pensa che i preti non sono servi di Dio o degli uomini ma vogliono governare e ricattare le anime. Invece di fare da tramite tra Dio e i credenti, si mettono in mezzo. Così non c’è proprio bisogno della confessione, che spesso è fonte di denuncia, ognuno deve confessare a se stesso, tanto il rendiconto finale avverrà da un’altra parte. Afferma inoltre con decisione che se davvero ci fosse la cristianità nel mondo non esisterebbe la guerra, non ci sarebbero omicidi. Credo che si tratti di tutt’altra cosa, non solo per una qualsiasi delle chiese cristiane, ma per ogni religione. La cristianità è una forma di vita, non semplicemente una religione.” (Confessione di Margit Ádámosi)

 „Ha trascorso due anni in un seminario a Eger, ma i suoi dubbi religiosi lo hanno portato altrove, nonostante fosse attratto dalla missione sacerdotale e fosse interessato a vivere una ricca vita spirituale in qualità di sacerdote diplomato. Una volta però sentì che la sua fede non era più così forte da dedicare tutta la vita a questa vocazione. E non sentì dentro di sé neanche tanta forza e fede da fare il voto di celibato al momento dell’ordinazione in quanto, così riteneva, vale per tutta la vita. Ferenc Papp pensava e pensa secondo le proprie idee anche riguardo ad altre cose. Avevo dubbi religiosi, – afferma – forse Gesù non era Dio, ma un profeta, col quale in questo senso non è possibile creare una relazione. Così anche riguardo alla santissima Trinità la penso diversamente. Vedo però che i peccati nascosti e non detti conducono ad altri peccati. Papp però non giudica, anzi è piuttosto comprensivo, e anche se sa bene che neanche i preti sono senza peccato, ritiene tuttavia che la maggior parte di essi esercita fedelmente la vocazione: vivono una vita di testimonianza e non si arruolano soltanto come guardiani della moralità.” (Confessione di Ferenc Papp)

 „Se non avessi incontrato nella comunità Bokor civili autentici e sacerdoti autentici, che rappresentano le idee di Gesù, e fossi rimasto nella cerchia di conoscenze nella quale mi rigiro tuttora, allora sicuramente sarei diventato ateo… – confessa Tamás Bulkai il quale, nonostante non sia diventato un infedele, non di rado era deluso degli uomini di fede unti e con la vocazione. Ha visto congiure, intrighi, materialismo, arroganza, gelosia, delazione, ipocrisia, fariseismo – tutte le peggiori cose umane, ma anche la bontà umana. Figlio d’una famiglia religiosa di Győr, studiò dai benedettini e conobbe il vero volto del socialismo, cercò conforto nella fede ma rimase deluso dalla chiesa. Sapeva, e naturalmente ne prese atto, che, come scherzo del mondo allora esistente, la polizia, gli organi per la sicurezza dello stato e l’ufficio ecclesiastico statale controllavano pesantemente le chiese. E sapeva anche che nella sala vescovile stava seduto il cosiddetto vescovo coi baffoni, che nel contempo era il custode del sigillo e naturalmente anche una talpa dei servizi segreti. Da allora non riesce a mandar giù questo fatto. E vede anche gli errori e la crisi della chiesa cattolica, ritiene che i preti stiano sorvegliando un barattolo di conserva invece di vivere la vita attuale. Sono disturbati dal misticismo del cattolicesimo dei seminari e dalle continue adulazioni del personale di servizio e quando giungono al punto di assumersi le mansioni dell’ordinazione sacerdotale, arrivano davvero a credere di essere degli eletti, di essere i governanti locali di Cristo e i suoi unici rappresentanti, senza di loro gli uomini non potrebbero salvarsi. Quindi si forma in loro un senso di superiorità che li rende dichiaratamente inadatti a creare dei rapporti umani paritari. La comunità Bokor, la compagnia di Bulányi, si contrappone invece a questo stato di cose, come ha confermato anche Tamás Bulkai nella sua presa di posizione religiosa. Qui il criterio base è di creare una comunità – spiega Bulkai – e una volta creata tu dirigi la comunità.” (Confessione di Tamás Bulkai)

Senso di vergogna

„Mi hanno privato con violenza dei miei sacri abiti neri, ho sentito ma non più compreso il verbo divino. Sono stato spinto nella palude della notte oscura, tra puttane, papponi e criminali e sono diventato un fuggitivo.
Ho trovato posto lavorando come buttafuori in un night club dove ho incontrato una donna che mi ha messo in pericolo e ha cambiato la mia vita – ha compiuto il mio destino con la passione.
Per qualche strana ragione, anche se ero un seminarista, ho trovato la tranquillità accanto ad una prostituta e lottando per salvarla mi sono sorpreso a scoprire che in realtà lei stava salvando me.
È così, laddove cresce il crimine, scorre l’indulgenza…” (Laszlo Malota)

Il protagonista del romanzo Senso di vergogna, quando va senza invito ad una festa a Budapest, non sospetta quali pericoli si nascondano nel conoscere la ragazza che lo convince a fare un viaggio non preventivato a Roma.
Intanto anche noi percorriamo tutte le romantiche stazioni dell’amore, trasportati dagli eventi, e facciamo conoscenza con le strane figure della vita notturna italiana.
Tra l’altro si viene a sapere che non tutti i peccati portano in sé la condanna, inoltre che i tipi tosti non sono sempre tosti in ogni situazione e anche il cuore di una „malafemmina” non è più perverso di quello delle altre.
Quest’opera avvincente ma che lascia anche pensare, si fa leggere tutta d’un fiato e arrivati alla fine ci dispiace che le nostre avventure romane siano terminate.

„Morirono a Roma un’assolata domenica pomeriggio di luglio. Pochi minuti dopo che uscirono mano nella mano dal portone ad arco dell’alto palazzo. Attendevo questo momento da molte ore, mentre speravo che non sarei arrivato a vederlo. Mi sedetti ad un tavolo all’estremo della terrazza del ristorante all’angolo, da dove potevo tenere sott’occhio l’ingresso del palazzo. Nell’attesa ordinai il pranzo ma, malgrado avessi fame, non riuscii a mangiare per il nervosismo. Poi all’improvviso cominciò a piovere e i camerieri aprirono gli ombrelloni. L’acquazzone però, così come venne all’improvviso, altrettanto presto se ne andò, e gli ombrelloni, richiusi, facevano colare l’acqua al centro del tavolo.
A questo punto una ragazza uscì di corsa dal ristorante con uno strofinaccio a quadretti in mano per asciugare le sedie e i tavoli bagnati. Lo fece abbastanza goffamente, poi non era neanche carina, ma sembrava soddisfatta. Pensavo fosse una studentessa che faceva il lavoro estivo, che non attende altro di finire l’orario di lavoro e di incontrarsi con il suo corteggiatore che arriva molto prima della chiusura aspettandola impaziente su una panchina e portarla poi al cinema.
La ragazza sentì che la stavo osservando, smise di asciugare e con lo strofinaccio bagnato in mano si appoggiò ad un tavolo e fissandomi negli occhi sorrise.
– Come ti chiami? – chiesi.
– Emilia.
– Quanti anni hai?
– Quasi diciassette – rispose impacciata poi arrossì e corse via imbarazzata.
Dopo alcuni istanti fissai pieno d’ansia il portone ad arco del palazzo di fronte, dove apparve la donna che aspettavo… Ma non era sola!
I passanti che camminavano accanto a loro li squadrarono da capo a piedi, in quanto non erano abituati a simili spettacoli così disdicevoli. Un uomo e una donna, sbalorditi, si girarono a guardarli con i piedi come sprofondati nell’asfalto mentre attraversavano la strada dove, all’improvviso, dal nulla, apparve una macchina nera con i vetri oscurati che ad alta velocità e senza frenare li colpì in pieno…
All’impatto le persone sedute al ristorante saltarono in piedi, da dentro uscirono fuori parecchi altri e come accade in questi frangenti iniziarono a chiedere incuriositi cosa era successo. Io ero incapace di parlare. Poi, dopo trenta secondi, mi precipitai come un pazzo anch’io.
Appena arrivato lì, le sirene dell’ambulanza ululavano già da vicino. Osservai i corpi che giacevano a terra e venni preso da una tale debolezza che dovetti trascinarmi fino ad una panchina lì vicino. Crollai seduto, il volto nascosto tra le mani, e piansi piegato in due. Qualcuno mi si avvicinò e mi diede un bicchiere d’acqua. Lo bevvi senza alzare gli occhi.
– Grazie – balbettai senza forze.
– Li conoscevi, vero? – chiese una voce di giovane donna. Era la ragazza del ristorante.
– La amavo – sussurrai quasi impercettibilmente. Emilia si sedette vicino a me e mi abbracciò con compassione tipica dei bambini. Ero tremendamente disperato e volevo liberarmi di questo peso, quindi iniziai a parlare senza che me lo avesse chiesto e le raccontai tutto… tutto. Lì, sulla panchina, a Villa Borghese…”

Le donne della mia vita

 Il libro Le donne della mia vita è una confessione particolare riguardo alcune cose di cui sinora nessuno aveva osato scrivere apertamente e in maniera così diretta.
Con la storia del protagonista di questo romanzo riprende vita la nostra gioventù, i primi tentativi, le gioie e i futuri insuccessi.
Il libro è appassionante e commovente, sia per i teen ager che per gli adulti.
Vengono rivelati dei segreti che possono toccare ed interessare senza dubbio migliaia e migliaia di persone che utilizzano i siti di ricerca partner su internet.

„Sai, la cosa è strana è che io qui voglio scriverti qualcosa sulle donne con cui una volta ho avuto a che fare, ma a dir la verità voglio parlare di loro per non dover scrivere di una. Di Jasmin. Sai, ha un nome strano perché suo padre era arabo, anche se io non lo definirei proprio un padre perché se tu sapessi cosa è successo allora non lo chiameresti neanche tu così.”

„In questo periodo purtroppo piove sempre. Guardi dalla finestra e senti che questo è il tuo mondo, un mondo nuvoloso e piovoso, e lo senti sempre guardando fuori dal manicomio, anche quando fuori splende il sole. Ma una volta poi finirà e allora questi maledetti medici non mi tormenteranno più. Forse potrò rivedere Jasmin. Quando stavo nella quindici uno me lo ripeteva in continuazione. Finirà. Nessuno l’ha preso sul serio. Poi una mattina ci siamo svegliati ed era morto. Aveva spaccato la finestra del bagno e si era tagliato le vene.”
„Ti ho già raccontato la mia prima delusione? Stavo in quinta elementare. Da allora non sono riuscito a riprendermi e spesso ci soffro ancora durante le notti insonni. Ero innamorato di una compagnetta di classe, si chiamava Kriszti. Lei era tutto per me. Quando mi svegliavo la mattina non vedevo l’ora di andare a scuola per vederla. Era una ragazza bellissima! Solo Jasmin era più bella di lei.

„Me la vedo ancora oggi davanti, come la prima volta che l’ho vista, a quindici anni, nel parco dell’accademia di musica seduta su una panchina con un vestitino a fiori mentre studiava intensamente uno spartito di Beethoven, che adorava; quello spartito che appena un anno dopo si era imbrattato del suo sangue scuro schizzato fuori dalle sue vene tagliate. Mi ricordo quando per poco non svenni anch’io tornando a casa e vidi Jasmin, non per la vista del sangue ma perché venni assalito dall’immensa paura di perderla e il rimorso di coscienza mi tormentò con furore l’anima quella notte. Dallo spavento rimasi impotente sopra di lei e mi sentivo talmente debole che quando mi chinai per sollevare il suo volto crollato sui tasti del pianoforte, ebbi un capogiro che quasi caddi sopra Jasmin, sdraiata priva di sensi mentre dal polso abbandonato il sangue colava sul pavimento con un picchiettio uniforme, quasi come un orologio che ticchettava implacabile e che in alcune situazioni, col suo monotono rumore, può risultare terribilmente snervante. Guardando Jasmin, mi si riaffacciò in mente con una velocità incredibile il nostro primo incontro, avvenuto nel giardino dell’accademia di musica che frequentavamo entrambi.”

„A proposito, ti ho mai raccontato come ho perso la verginità? No, vero? Avevo quasi diciott’anni, non so perché ma non avevo fortuna con le donne. E non era neanche facile, lo sai sicuramente, quello di cui ti sto parlando. Allora avevo cominciato a spaventarmi, temevo di rimanere vergine. Sarebbe stata una cosa tremenda. Beh, forse tu lo sai cosa vuol dire, perché sei ancora vergine. Non importa, non preoccuparti. Non è niente di che, è solo prima che ti sembra una grande cosa. Avevo paura, secondo me tutti hanno un po’ paura. I ragazzi dell’insuccesso, le ragazze del dolore. Molti hanno detto di come bisogna fare e che è molto meglio farlo con chi non è più vergine. Perché può insegnare. Ma credimi, non c’è niente da imparare, è una cosa istintiva. O va istintivamente o non va. E a me non è andata. C’è un malato, sui quarantacinque anni. Parla in continuazione di questa cosa. Dice a tutti di non farlo. Sai, nel suo caso è comprensibile, perché a sette anni è stato violentato dal patrigno.”
„Credo che allora già baciavo meglio, più sicuro di me, mentre baciavo la accarezzavo, prima la schiena, poi il sedere che si poteva sentire bene perché indossava soltanto un pantalone da ginnastica sottile. Aveva un sedere sodo, tonico e rotondo, come in genere ce l’hanno le ragazze di quindici anni, di norma. Poi mi feci sempre più coraggioso e di lato, velocemente, le toccai il seno di sfuggita. Dio, che sensazione! Un brivido mi attraversò il corpo, da allora non ho più provato niente di simile. Il primo tocco che non ho più potuto sentire. Tranne che con Jasmin.”

„Sai, una volta ho conosciuto una ragazza che mi piaceva tanto e che non avrei mai pensato che non fosse stata ancora con nessuno. Eravamo entrambi nudi ed eccitati, carichi di desiderio, quando mi disse molto piano che voleva sussurrarmi una cosa. Mi chinai verso di lei.
– Sono ancora una ragazzina – mi sussurrò all’orecchio. Io, invece di alzare la bocca dalle sue labbra, fissai con gli occhi spalancati il muro bianco davanti.
– Non importa, vero? – chiese e mi girò la testa per potermi guardare negli occhi.
– Certo che non importa – le dissi e la baciai sulla fronte.
– Allora vieni, ma ti prego, fai piano, ho un po’ paura – sussurrò con volto innocente.
– No, non si può. Virág, non è possibile – dissi balbettando.
– Perché? – chiesi mettendosi a sedere.
– Perché non ti merito, non mi merito che tu dia a me il tuo tesoro più prezioso. Non si può – dissi e mi alzai, mi vestii e mi misi a piangere.
La guardai e non sapevo come spiegare a questa innocente e bellissima ragazza che non volevo avere niente da lei, non volevo che per tutta la vita le rimanesse il brutto ricordo della prima volta che aveva fatto l’amore, che vorrei proteggerla dal mio essere depravato. Quando finii di vestirmi le accarezzai il volto rigato di lacrime. Mi fissò con uno sguardo triste e disperato e vidi che non capiva la situazione.
– Poi una volta capirai – le dissi a bassa voce e le asciugai le lacrime con le dita. Quindi uscii dalla stanza.
Qualche anno dopo ci incontrammo casualmente per strada e andammo a passeggiare sulla riva del Danubio. È stato bello rivederla ed abbracciarla sapendo che allora aveva deciso nella maniera giusta. Ero contento di non aver avuto una, proprio io che volevo tutte le donne. O almeno tutte le donne belle. Ero contento finché non seppi con quale dolore un suo insegnante l’aveva privata della sua verginità e l’aveva violentata.”

Il sapore del sangue

 „Questo libro è un brivido senza fine. Spaventa, sconvolge e sconcerta. La storia è agghiacciante e piena di colpi di scena, sorprese e spaventi. È un libro naturalistico e di tanto in tanto descrizioni ripugnanti e terrificanti ci permettono di dare uno sguardo dentro la mente, i pensieri e le anime dei serial killer. Li vediamo mentre obnubilati dalla follia violentano, umiliano, torturano, mutilano e uccidono. Sebbene il pensiero di questo mondo rimanga distante dalla persona media, non possiamo chiudere gli occhi e far finta che non esista, perché sono l’ingenuità innocente, la credulità e l’indulgenza che permettono alle persone di cadere vittime di questi mostri. Con le conoscenze acquisite da questo sguardo nel mondo dei serial killer siamo in grado di proteggerci da coloro che vivono in mezzo a noi e uccidono senza pietà.” (Leslie L. Lawrence)

Ciò di cui dovrei tacere

 „Il corridoio era deserto, non c’era neanche un’anima in giro. Poi un rumore strano mi colpì le orecchie, come un lontano mugolio di un animale. Forse un gatto o un ratto, cosa che in questo collegio non è esclusa. Il suono proveniva da uno dei locali posteriori e comincia ad assomigliare a qualcos’altro. Mi fermo davanti ad una porta chiusa da dove si sente chiaramente il mugolio, un suono spaventoso, più agghiacciante e straziante di un urlo acuto che penetra nella notte, perché quella è una paura temporanea, la voce del terrore, questa invece è la voce della sofferenza continua che non vuole terminare. Trattenendo il respiro e con movimenti prudenti spingo molto lentamente la maniglia… C’è qualcosa che mi spaventa trattenendomi dall’avvicinarmi, come se fosse lebbra, come se toccare o anche avvicinarsi fosse contagioso…”

 „Non riuscivo a guardare altrove, mi ci persi dentro, nella sua bellezza, nelle linee del suo volto, nell’arco della sua bocca. Il sole fece brillare i suoi capelli e delle ombre si stagliarono sul suo volto. Era sconcertante, credimi, avrei voluto annullarmi con una qualche magia per poter vedere in eterno questo volto. Credo che ne sarei contento, in quel minuto fatto di attimi e non mi sarei più liberato.”

 „Quella notte, più esattamente quella mattina, nonostante fossi sfinito, non riuscii a dormire neanche un minuto. Mi giravo e rigiravo, pensavo con inquietudine a ciò che avevo fatto. Avrei voluto descriverti quella situazione, ma non era una cosa semplice. Se ti sei già trovato in una simile situazione allora sai di cosa parlo. Diventi conscio di aver fatto qualcosa che non puoi far tornare indietro e che nessuno può cambiare. Nessuno. Hai un segreto da custodire, del quale non puoi parlarne con nessuno, che ti opprimerà e che per cui vedrai il mondo e gli uomini in maniera diversa e quando intorno a te rideranno serenamente, ti verrà in mente, magari non l’avessi fatto, e allora anche tu potrai ridere così.”

Angeli innocenti

 „A nove anni vissi quella mostruosa esperienza dalla quale i genitori in genere proteggono i propri figli. Il ricordo di quel giorno mi accompagnerà per tutta la vita. La profonda ferita inferta nella mia anima non guarirà mai completamente. Poiché so cosa ho dovuto passare quel pomeriggio, voglio essere d’aiuto, tra l’altro anche con questo libro, in modo che altri bambini non subiscano una tragedia simile.” (András Vári)

 „I minori, con la diffusione di internet, sono vulnerabili ed esposti a soggetti perversi e dalla fantasia malata che sfruttano un relativo anonimato per avvicinarsi a loro. La maggior parte dei genitori non ha la minima idea di che grande pericolo penda sul loro figlio che naviga su internet il quale, per vergogna o per paura, non osa parlare delle molestie che gli capitano quasi ogni giorno. Con un po’ di attenzione invece, conoscendo anche tra l’altro il metodo di esecuzione dei terribili casi descritti nel libro, è possibile proteggere quasi totalmente i propri figli evitando che i pedofili che li osservano su internet, sfruttando la loro ingenuità, possono rovinargli la vita.” (Laszlo Malota)

Le notti della speranza

 „Considero Laszlo Malota il più talentuoso scrittore ungherese contemporaneo. I suoi scritti letterari originali e colti ci coinvolgono, ci turbano e al contempo ci tranquillizzano. Dei suoi nove libri sinora pubblicati, per me Le notti della speranza è il più toccante.” (Iván Bagi)

 „Desidero esprimere con tutto il cuore la mia gratitudine per Da solo sul ponte. La narrazione tratta un argomento sapientemente scelto. L’ho letto con grande interesse e gioia, la caratterizzazione del protagonista è perfetta. Mi congratulo con questa breve storia.” (György Faludy)

La felicità dei tempi perduti

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 L’intima confessione dello scrittore apprezzato che ha vissuto a lungo all’estero e che ora ritorna nella propria città natale di Várpalota ci spinge a rivivere i nostri sogni svaniti e i nostri segreti gelosamente custoditi nella magia dell’infanzia.
Laszlo Malota rievoca la vita e i membri della famiglia amati e persi in tragiche circostanze, e ci mostra le ombre dei morti che ci accompagnano nella memoria come testimoni di un passato che ritorna sempre.
Il suo ritorno è stato motivato dalla malattia mortale di una giovane donna, suo vecchio amore, che dovette lasciare per delle circostanze alle quali fu obbligato, la quale voleva incontrare lo scrittore per l’ultima volta per affidargli un segreto traumatizzante e commovente.
Non solo i luoghi meravigliosi che rievocano i defunti, i giardini che gli ricordano l’infanzia e i ricordi dei parchi giochi affliggono l’autore, ma anche le sensazioni che si risvegliano in lui e i sentimenti dai quali ha cercato di fuggire andando a Roma.
Questo è il decimo libro di uno dei più noti scrittori ungheresi. È una confessione incredibilmente sincera, un tentativo di ricostruire il passato, il cui ricordo è altrettanto gioioso e terribilmente triste. E incredibilmente pericoloso.